“La Pro Loco Decollatura è orgogliosa di
patrocinare "A 'Farza", la storica rappresentazione carnevalesca
organizzata dall’Associazione Sbarracibbia, un evento che unisce tradizione,
comunità e tanto divertimento!
Dal 2 al 4 marzo, Decollatura si
riempirà di colori, maschere e allegria grazie alla collaborazione con diverse
realtà del territorio: Compagnia Teatrale NOI DI ADAMI, Associazione LYRA, Progetto
SAI "Integrazioni", Servizio Civile Biblioteca Comunale di
Decollatura e Laboratorio di cucina sociale del Reventino.
Momenti imperdibili:
Domenica 2 marzo – Balli e sfilata in
maschera con la Compagnia Teatrale NOI DI ADAMI e l'Associazione LYRA;
Lunedì 3 marzo – Festa in maschera e
laboratorio creativo con i ragazzi del Progetto SAI "Integrazioni",
il Servizio Civile Biblioteca Comunale di Decollatura e il Laboratorio di
cucina sociale del Reventino;
Martedì 4 marzo – La grande
rappresentazione di "A 'Farza" in Piazza della Vittoria, seguita
dall’esibizione in Via Vittorio Veneto e dalla sfilata conclusiva.”
Post scriptum
Per i giovani e le persone che non
hanno vissuto mai una delle farse che si organizzavano in tanti paesi della Calabria
riprendiamo un piccolo saggio di Andrea Satriani che aiuta a comprendere anche
cosa erano le farse raccolte, elaborate e rappresentate da Mario Bonacci, detto
“U Postieri”, e lo spirito creativo e innovativo dello stesso.
“Anni addietro, dire Carnevale, per molte comunità calabresi,
significava dire farsa . Essa veniva rappresentata in piazza e godeva della
partecipazione di tutto il paese. La farsa costituiva un momento importante per
il popolo, in quanto esso poteva, finalmente, far sentire la sua voce
attraverso i suoi personaggi e le sue maschere tipiche.
Le farse più caratteristiche, e di indubbia validità storica e letteraria, in
Calabria, sono quelle che hanno per protagonisti Carnevale e Quaresima. Lui si
presenta al pubblico ben pasciuto, con cilindro e frac, làcero e sudicio; lei
vestita di nero, segaligna, brutta e vecchia. Lui che mangia fino a strozzarsi,
e lei che rimane digiuna. Sulla scena sono marito e moglie e se ne dicono di
tutti i colori.
La farsa era un momento molto atteso da chi voleva
cogliere l'occasione per mettere a nudo abitudini e difetti della gente comune.
Ma, la farsa poteva anche essere utilizzata come riscatto sociale, fornendo al
povero una rivincita contro il ricco, al servo una rivincita contro il padrone,
al soldato contro il capitano. Tutte le persone, che rappresentavano il potere,
inevitabilmente venivano bastonate. Non si salvavano dai duri colpi
caricaturali neanche preti, medici, farmacisti, avvocati che rappresentavano la
cultura ufficiale e conducevano un'esistenza carente di contenuti altruistici.
L'obiettivo era quello di colpire un ambiente moralistico improvvisando discorsi
su pulpiti fittizi, ribalte e tavolati su cui salivano le maschere abilitate a
parlare. A parte Carnevale, anche Giangurgolo, maschera calabrese, aveva il
vizio di mangiare e bere; sciocco ma furbo riusciva sempre a cavarsela con i
suoi raggiri, in quanto sciocco, le cose che egli diceva non venivano prese sul
serio. Ecco allora in cosa consiste la grande strategia del popolo: esprimere
il proprio pensiero facendo parlare personaggi a cui è permesso parlare.
Quando parliamo di farse calabresi, parliamo di teatro anonimo. Ma non perché
si sia smarrito il nome dell'autore ( al contrario, in ogni paese o città della
Calabria c'è sempre un buon informatore pronto a parlarci di un'altra persona,
chiamandola per nome o soprannome, indicandola come uomo di penna e quindi
capace di creare dialoghi e monologhi per ogni occasione ) ma perché è spesso
il risultato di molteplici creazioni individuali. Per capirci, ci sono paesi in
cui la stessa farsa viene ripetuta per anni, ma ogni volta con le opportune
modifiche, in quanto il fine principale è quello di fare " satira "
su un fatto realmente accaduto. Ciò comporta una serie di interventi e
manipolazioni su una struttura già consolidata e ( cosa più importante )
condivisa da tutta la comunità. Col cambiare, quindi, degli avvenimenti,
cambiano ruoli e personaggi e tutto ciò comporta, inevitabilmente, la creazione
di un'opera nuova. Un tema più volte affrontato nelle varie località calabresi,
ad esempio, è quello delle donne " fedigrafe e svergognate " che ci rimanda
formalmente a quel vecchio filone del mondo classico, ripreso successivamente
in epoca rinascimentale, della " beffa dopo l'inganno ". La "
satira " a volte era molto forte ed altrettanto esplicita, per cui
succedeva spesso che la persona chiamata in causa, abbandonava la piazza,
nascondendosi il viso dalla vergogna. Nella farsa poteva succedere di tutto:
travestimenti, beffe, equivoci, inganni, bastonatute. In essa tutto era
permesso, perché l'obiettivo era soltanto uno: provocare nel pubblico quella
sincera e schietta risata.
Il genere farsesco, oggi è un po' disusato, sebbene molti personaggi tipici
ricorrano, ancora, nello spettacolo di rivista e nelle scenette comiche
televisive. Nell'era di Internet e di villaggio globale si sente il bisogno di
confrontarsi solo con i modelli che i grandi mezzi di comunicazione di massa ci
offrono. Le vicende locali non entrano più, come una volta, nelle coscienze
delle persone. Ma c'è da chiedersi: che cosa sono le esilaranti satire
politiche del Bagaglino, se non la versione televisiva della antica ed eroica
farsa teatrale?”