Giorno 7 maggio, alle ore 16,30, in piazza della Vittoria incontro pubblico, organizzato dalla CGIL, per illustrare i cinque quesiti referendari su lavoro e cittadinanza promossi da sindacati e associazioni.
All’incontro interverranno :
Enzo Scalese
segretario cgil area vasta.
Michele Iannello segretario SPI CGIL AREA VASTA
Giuliana Muscia responsabile camera del lavoro Decollatura
Franco Tallarico segretario regionale Sinistra Italiana
Ivo Belfiore
coordinatore per il Reventino Sinistra Italiana.
I cittadini sono invitati a
partecipare
I
Quesiti sottoposti a referendum
1. Stop ai licenziamenti
illegittimi
Quesito:«Volete voi l’abrogazione del d.lgs. 4 marzo 2015, n. 23, recante
“Disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele
crescenti, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183” nella sua
interezza?»
Il PRIMO dei quattro referendum sul lavoro chiede
l’abrogazione della disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele
crescenti del Jobs Act. Nelle imprese con più di 15 dipendenti, le lavoratrici
e i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 in poi non possono rientrare nel loro
posto di lavoro dopo un licenziamento illegittimo. Sono oltre 3 milioni e
500mila ad oggi e aumenteranno nei prossimi anni le lavoratrici e i lavoratori
penalizzati da una legge che impedisce il reintegro anche nel caso in cui la/il
giudice dichiari ingiusta e infondata l’interruzione del rapporto. Abroghiamo
questa norma, diamo uno stop ai licenziamenti privi di giusta causa o
giustificato motivo.
2. Più tutele per le
lavoratrici e i lavoratori delle piccole imprese
Quesito:«Volete voi l’abrogazione dell’articolo 8 della legge 15 luglio 1966, n.
604, recante “Norme sui licenziamenti individuali”, come sostituito dall’art.
2, comma 3, della legge 11 maggio 1990, n. 108, limitatamente alle parole:
“compreso tra un”, alle parole “ed un massimo di 6” e alle parole “La misura
massima della predetta indennità può essere maggiorata fino a 10 mensilità per
il prestatore di lavoro con anzianità superiore ai dieci anni e fino a 14
mensilità per il prestatore di lavoro con anzianità superiore ai venti anni, se
dipendenti da datore di lavoro che occupa più di quindici prestatori di
lavoro.”?»
Il SECONDO riguarda la cancellazione del tetto
all’indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese. In quelle con meno di 16
dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo oggi una lavoratrice o un
lavoratore può al massimo ottenere 6 mensilità di risarcimento, anche qualora
una/un giudice reputi infondata l’interruzione del rapporto. Questa è una
condizione che tiene le/i dipendenti delle piccole imprese (circa 3 milioni e
700mila) in uno stato di forte soggezione. Obiettivo è innalzare le tutele di
chi lavora, cancellando il limite massimo di sei mensilità all’indennizzo in
caso di licenziamento ingiustificato affinché sia la/il giudice a determinare
il giusto risarcimento senza alcun limite.
3. Riduzione del lavoro
precario
Quesito:«Volete voi l’abrogazione dell’articolo 19 del d.lgs. 15 giugno 2015, n. 81
recante “Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della
normativa in tema di mansioni, a norma dell’articolo 1, comma 7, della legge 10
dicembre 2014, n. 183”, comma 1, limitatamente alle parole “non superiore a
dodici mesi. Il contratto può avere una durata superiore, ma comunque”, alle
parole “in presenza di almeno una delle seguenti condizioni”, alle parole “in
assenza delle previsioni di cui alla lettera a), nei contratti collettivi
applicati in azienda, e comunque entro il 31 dicembre 2025, per esigenze di
natura tecnica, organizzativa e produttiva individuate dalle parti;” e alle
parole “b bis)”; comma 1 -bis , limitatamente alle parole “di durata superiore
a dodici mesi” e alle parole “dalla data di superamento del termine di dodici
mesi”; comma 4, limitatamente alle parole “,in caso di rinnovo,” e alle parole
“solo quando il termine complessivo eccede i dodici mesi”; articolo 21, comma
01, limitatamente alle parole “liberamente nei primi dodici mesi e,
successivamente,”?»
Il TERZO punta all’eliminazione di alcune norme
sull’utilizzo dei contratti a termine per ridurre la piaga del
precariato. In Italia circa 2 milioni e 300 mila persone hanno contratti
di lavoro a tempo determinato. I rapporti a termine possono oggi essere
instaurati fino a 12 mesi senza alcuna ragione oggettiva che giustifichi il
lavoro temporaneo. Rendiamo il lavoro più stabile. Ripristiniamo l’obbligo di
causali per il ricorso ai contratti a tempo determinato.
4. Più sicurezza sul lavoro
Quesito:«Volete voi l’abrogazione dell’art. 26, comma 4, del decreto
legislativo 9 aprile 2008, n. 81, recante “Attuazione dell’articolo 1
della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e
della sicurezza nei luoghi di lavoro” come modificato dall’art. 16 del
decreto legislativo 3 agosto 2009 n. 106, dall’art. 32 del decreto legge
21 giugno 2013, n. 69, convertito con modifiche dalla legge 9 agosto
2013, n. 98, nonché dall’art. 13 del decreto legge 21 ottobre 2021, n.
146, convertito con modifiche dalla legge 17 dicembre 2021, n.
215, limitatamente alle parole “Le disposizioni del presente comma non
si applicano ai danni conseguenza dei rischi specifici propri
dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici.”?»
Il QUARTO interviene in materia di salute e sicurezza
sul lavoro. Arrivano fino a 500mila, in Italia, le denunce annuali di
infortunio sul lavoro. Quasi 1000 i morti, che vuol dire che in Italia ogni
giorno tre lavoratrici o lavoratori muoiono sul lavoro. Modifichiamo le norme
attuali, che impediscono in caso di infortunio negli appalti di estendere la
responsabilità all’impresa appaltante. Cambiamo le leggi che favoriscono il
ricorso ad appaltatori privi di solidità finanziaria, spesso non in regola con
le norme antinfortunistiche. Abrogare le norme in essere ed estendere la
responsabilità dell’imprenditore committente significa garantire maggiore
sicurezza sul lavoro.
REFERENDUM CITTADINANZA ITALIANA
5. Più integrazione con la
cittadinanza italiana
Quesito:«Volete voi abrogare l'articolo 9, comma 1, lettera b),
limitatamente alle parole “adottato da cittadino italiano” e
“successivamente alla adozione”; nonché la lettera f), recante la seguente
disposizione: “f) allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci
anni nel territorio della Repubblica.”, della legge 5 febbraio 1992, n.
91, recante nuove norme sulla cittadinanza”?»
Il QUINTO referendum abrogativo propone di dimezzare
da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia per la richiesta di
concessione della cittadinanza italiana, ripristinando un requisito introdotto
nel 1865 e rimasto invariato fino al 1992. Nel dettaglio si va a modificare
l’articolo 9 della legge n. 91/1992 con cui si è innalzato il termine di
soggiorno legale ininterrotto in Italia ai fini della presentazione della
domanda di concessione della cittadinanza da parte dei maggiorenni.
Il referendum sulla Cittadinanza Italiana non va a
modificare gli altri requisiti richiesti per ottenere la cittadinanza quali: la
conoscenza della lingua italiana, il possesso negli ultimi anni di un
consistente reddito, l’incensuratezza penale, l’ottemperanza agli obblighi
tributari, l’assenza di cause ostative collegate alla sicurezza della
Repubblica. Questa modifica costituisce una conquista decisiva per circa 2
milioni e 500mila cittadine e cittadini di origine straniera che nel nostro
Paese nascono, crescono, abitano, studiano e lavorano. Allineiamo l’Italia ai
maggiori Paesi Europei, che hanno già compreso come promuovere diritti, tutele
e opportunità garantisca ricchezza e crescita per l’intero Paese.
Fonte : https://www.cgil.it/referendum/