Madre Grazia Benedetta, grazie per
l’invito che mi ha mandato a partecipare sabato 1° Novembre alle ore 17 nel
Monastero della Piccola Famiglia dell’Esodo di Decollatura alla Sua Ordinazione
Presbiterale.
D.: Lei è la prima donna in Italia ordinata
da una donna Vescovo.
R.: La scelta di diventare Presbitera,
infatti, è stata fatta in comunione con la nostra Vescova, Madre Vittoria
Longhitano, che conosciamo da molti anni. È la prima ordinazione di una donna in
assoluto nella nostra Chiesa e della nostra Vescova in quanto Primate d’Italia
della IAEC. L’Ordinazione confermerà, innanzitutto, alcune nostre scelte
pastorali di accoglienza ed inclusività.
D.: Quindi come Comunità Piccola
Famiglia dell’Esodo quali servizi offrite?
R.: Come Comunità ci siamo sempre
messi in ascolto dei bisogni del Territorio con uno sguardo agli ultimi. Anche
Lei conosce certamente alcune persone che vivono con noi e che si sono trovati
soli, senza aiuto, sostegno e protezione. Condividiamo la nostra vita con
persone fragili, in difficoltà anche fisiche. Dopo una lunga parentesi in cui
ci siamo dedicati ai migranti, adesso condividiamo la vita per lo più con
persone sole che necessitano di particolari attenzioni e che non potrebbero
soddisfare ai loro bisogni quotidiani. Che so: saper seguire le proprie
malattie o pensare a prenotare visite mediche. Ecco: persone così; noi le accogliamo
e facciamo famiglia con loro dando anche sollievo ai loro cari.
Ci tengo anche a far sapere che per
quanto riguarda la costruzione del nostro Monastero, neanche un centesimo ci è
stato dato da parte della Diocesi o, tantomeno, dal Vaticano. Il Monastero è
stato realizzato esclusivamente con le nostre forze e quelle di chi ci ha
sostenuto.
D.: Entrando ho visto scritto sul
vostro monastero: “Vendi tutto” e “Laus et Caritas”. Cosa significano per voi?
R.: Noi abbiamo per motto “Loda il
Signore e vivi nella carità” e con il nostro “Vendi tutto” ricordiamo a noi
stessi di preferire sempre il bisogno dell’altro al nostro.
D.: Siete stati definiti scismatici
ed eretici.
R.: Scismatici si, perché la Chiesa
Anglicana è separata dalla Chiesa Cattolica. Eretici, invece, no, anche se
hanno voluto farci passare per eretici, tutt’al più Eterodossi. Noi Anglicani
ci consideriamo parte della Tradizione Apostolica e manteniamo molte dottrine
cattoliche, come la Trinità e la divinità di Cristo, pur avendo differenze
sostanziali con la Chiesa Cattolica Romana.
Spesso l’eresia è confusa con
l’obbedienza allo Spirito Santo. Vorrei ricordare le parole di Don Luigi
Ciotti, l’esortazione che pronunciò invitando ad essere eretici. “Eretico è chi
si ribella al sonno delle coscienze, chi non si rassegna alle ingiustizie, chi
non pensa che la povertà sia una fatalità. Eretico è chi non cede alla
tentazione del cinismo e dell’indifferenza. Eretico è chi decide di avere più
coraggio”. Direi che se si parla di chi non si rassegna all’ingiustizia
perpetrata da chi è potente o si crede tale, allora è vero che siamo eretici.
D.: Che cos’è l’Incusive Anglican Episcopal
Curch alla quale ora appartenete?
R.: La IAEC fa parte della Anglican
Free Communion International che è una Comunione Anglicana indipendente con
radici in Inghilterra, formata nel 1897 dalla unione di molte Comunità più
piccole. Per queste ragioni la IAEC non dipende né dall’Arcivescovo di
Canterbury né tantomeno dal Re d’Inghilterra.
D.: Quali sono le diversità con la
Chiesa Cattolica Romana?
R.: È diversa, per esempio, nel non
riconoscere il primato del Papa e di conseguenza le scelte della Curia Romana.
Nel permettere ai Suoi Sacerdoti di sposarsi, di ordinare Presbitere e Vescove
le donne. Fra l’altro, l’attuale Arcivescovo di Canterbury è, per la prima
volta nella Storia, una donna. Nella necessità per i sacerdoti stessi e per
tutti gli altri consacrati, di lavorare per mantenersi. È diversa rispetto all’accoglienza dei divorziati risposati e
nell’apertura verso gli omosessuali, da sempre banditi in quella Chiesa. Questi
fratelli, dopo, ovviamente, un apposito cammino, possono pensare ad un nuovo Matrimonio.
D.: Vorrei chiederle quali sono i
vostri rapporti con la Chiesa Romana.
R.: Noi siamo inclusivi, quindi
aperti a tutti, senza escludere nessuno, neanche dalla Comunione Eucaristica;
basti pensare che Gesù nell’ultima cena, non escluse né Giuda né Pietro. La
Chiesa Romana ultimamente ha fatto dei significativi passi in avanti nella
comunione con la Chiesa Anglicana. Basti pensare alla visita che Papa Francesco
fece alla Chiesa Anglicana di Tutti i Santi a Roma (nella quale fra l’altro è
stata ordinata la nostra Vescova) e l’invito da loro accolto di celebrare i
Vespri in San Pietro. Inoltre, giovedì 23 ottobre, appena qualche giorno fa,
anche qui per la prima volta dai tempi della Riforma Anglicana, un Sovrano
britannico ha pregato in pubblico e contemporaneamente con il Papa, il Vescovo
di York e con Ecclesiastici di entrambe le Confessioni nella Cappella Sistina.
Una preghiera ecumenica sulla strada del dialogo interreligioso pur nelle
differenze. Chissà se qualcuno adesso scomunicherà il Papa stesso e chi ha
pregato insieme al Re. Sempre il Re è stato insignito dell’onorificenza di
Confratello del Papa ed il Papa di quello di Confratello del Re. Infine è stata
consegnata al Sovrano una poltrona con il suo stemma che poi resterà nella
Basilica di S. Paolo Fuori le Mura a disposizione Sua e dei e dei Suoi eredi.
C’è chi cerca di costruire ponti e chi muri: la scelta è personale e ci
coinvolge tutti.
D.: Vi siete mai pentiti della vostra
inclusività?
R.: L’unico rammarico nel ricevere chiunque,
è stata l’ospitalità, con l’impegno di accogliere i Carabinieri ad ogni ora del
giorno o della notte per i controlli, ad un pluriomicida che dice di essere
stato maltrattato. Pare che sia stato l’unico laico affidabile per il Tribunale
Ecclesiastico nel processo subito da Padre Benedetto nel quale hanno parlato
anche di noi: non so se mi spiego.
D.: Qualcuno dice che chi prega con
voi è scomunicato. È così?
R.: No. Si tratta di una cattiveria
gratuita diffusa nell’ambiente clericale, che non risponde assolutamente a
verità. Purtroppo questo pensiero si radica in una religiosità fatta solo di
devozione. Scrive un famoso biblista: (Questa) è la reazione tipica del mondo
religioso: “si è sempre fatto così, perché cambiare?” Le persone religiose
scambiano per fede il loro bisogno di certezze e vedono in ogni novità, in ogni
proposta di cambiamento un attentato alle loro sicurezze”. E ancora: “le
tradizioni religiose sono talmente forti, che quando esse si radicano
nell’intimo delle persone le rendono impermeabili all’azione dello Spirito
Santo”. Questa è più o meno la situazione della nostra amatissima terra sulla
quale invochiamo il coraggio di aprirsi al Signore.
D.: È stato il Vescovo di Lamezia a
scomunicarvi?
R.: Io preferirei non addentrarmi a
definire il nostro rapporto col Vescovo Cattolico. Lo farò successivamente alla
mia Ordinazione perché desidererei rendere noti alcuni documenti che ci
riguardano. Allora mi sentirò finalmente libera di farlo. Però, vorrei aggiungere
questo: è inutile far finta di rispettare le altre Confessioni Cristiane, celebrare
la settimana di preghiera per l’Unità dai Cristiani, per poi denigrarle e
calunniarle per il resto dell’anno. Io ho anche dentro una grande sofferenza: a
nessuno importa veramente il lavoro che facciamo con i diseredati ed il bene
che cerchiamo di fare loro. Mi pare di aver detto a sufficienza.
D.: Chi può partecipare alle Vostre
liturgie?
R.: Chiunque lo desiderasse, e
soprattutto il 1° Novembre in occasione della mia Ordinazione Presbiterale alla
quale invito tutti cordialmente. Ricordo inoltre che ogni domenica e festività alle
17,30 vengono recitati i Vespri e alle 18 viene celebrata l’Eucaristia.
