RIDEFINIRE GLI ASSETTI DELLE PROVINCE IN ITALIA.

Con l'approvazione nel 2014 della riforma proposta dell'allora Ministro Delrio, sono state abolite le Province elettive demandando ad un'elezione di secondo livello la selezione dei rappresentanti in seno al Consiglio. Le stesse sono state individuate come "enti di area vasta", con limitate funzioni fondamentali proprie legate alla programmazione e pianificazione in materia di ambiente, trasporto, rete scolastica, alla elaborazione dati, all'assistenza tecnico-amministrativa per gli enti locali, alla gestione dell'edilizia scolastica.
Fu il primo passo di una errata visione che sarebbe dovuta passare dalla riforma costituzionale del governo Renzi, bocciata poi dagli elettori tramite il referendum del 4 dicembre 2016, la quale prevedeva l'eliminazione della parola "province" dalla Costituzione, rimandando poi a una futura legge ordinaria la determinazione delle funzioni e delle competenze di questi enti o la loro eventuale cancellazione: una nuova riforma, dunque, che sostituisse la stessa legge Delrio.
Nel mentre, la situazione è rimasta piuttosto confusa e complicata: tutte le altre competenze che sarebbero dovute passare ai comuni, sono di fatto rimaste alle province con  l'aggravante che l'accompagnamento della trasformazione formale delle province ha previsto il taglio dei finanziamenti destinati a questi stessi enti. Un fallimento certificato da una riforma monca che prevede l'elezione ogni 4 anni di un Presidente di Provincia con poteri quasi assoluti d ogni 2 anni di un Consiglio Provinciale con limitatissima operatività amministrativa.
L'Italia del Meridione da sempre si è battuta contro questa riforma scelerata, di matrice populista e che ha contribuito ad allontanare i cittadini da un'Istituzione così importante com'è, appunto, la Provincia. Tanti sono stati i momenti di approfondimento affinché questi enti tornassero alla loro iniziale funzione, per dare più incisività amministrativa e presenza sui territori da parte della politica. 
Purtroppo questa nuova disposizione ha creato solo disagi economici in quanto il Governo non manda più le risorse necessarie per la manutenzione delle strade e il contrasto alle emergenze, lasciando alla sbaraglio i pochi operatori rimasti ancora a lavorare per l'Ente Provincia, in uno dei comprensori più vasti d'Italia. 
Da più anni come Consigliere Comunale e anche da Vice-Sindaco ho dovuto sempre chiamare i responsabili della province di Cosenza e Catanzaro per segnalare le inefficienze ed i ritardi sulla manutenzione stradale, al fine di evitare incidenti o spiacevoli inconvenienti. È stato grazie alla sensibilità ed alla disponibilità di questi onesti e laboriosi lavoratori che, malgrado le difficoltà, si è riusciti ad evitare il peggio.
Allora le domande sorgono spontanee: cosa ne pensa la politica, il Governo, del futuro riassetto delle province? È normale che ogni anno ci debba essere sempre qualcuno a segnalare le criticità sul territorio provinciale? Non dovrebbe essere prassi la manutenzione del territorio? 
Ancora una volta come IDM chiediamo con forza che le province ritornino ad essere messe nelle condizioni non solo di erogare i servizi essenziali ma di effettuare quel salto di qualità, attraverso forti e diffusi investimenti pubblici strutturali, in quanto ciò consentirebbe di reggere l'urto di una crisi economica senza eguali dal secondo dopoguerra ad oggi.
Inoltre ribadiamo la proposta di promuovere il ritorno all'elezione diretta dei consigli provinciali, come simbolo di un popolo che si riappropria del patrimonio lasciato in eredità dai propri padri costituenti: riaffermare l'importanza dello Stato delle Autonomie.

Francesco Angelo Perri
Dirigente Provinciale IdM