"Negli ultimi mesi qualcuno ha avvelenato centinaia di alunne nel tentativo di provocare la chiusura delle scuole femminili". Questa dichiarazione disumana, arriva da un'autorità sanitaria, la quale mette in evidenza tutti i casi di avvelenamento respiratorio in centinaia di bambine di circa 10 anni nelle scuole della città. Composti chimici o cosa? E' allarme a Qom, una delle principali città sante dell'Iran, 150 chilometri a sud di Teheran.

Una situazione che va avanti dalla fine di novembre. Secondo l'agenzia di stampa iraniana Irna, il viceministro della salute Youness Panahi ha implicitamente confermato che l'avvelenamento è stato intenzionale. I ministeri dell'Intelligence e dell'Istruzione stavano collaborando da tempo per trovare la fonte dell'avvelenamento, si tratta di composti chimici per uso non militare ha dichiarato il portavoce del governo Ali Bahadori Jahromi, mentre il ministro Panahi sottolinea: "E' emerso che alcuni individui volevano che tutte le scuole, soprattutto quelle femminili, fossero chiuse". Non sono stati annunciati arresti sino a ieri, ma qualcosa potrebbe cambiare.

Secondo notizie che arrivano dai social una delle studentesse risulta morta, si sta procedendo alla certificazione. Il suo nome, Fatemeh Rezaei, appare su centinaia di hashtag su Twitter. La famiglia dell'allieva 11enne, della scuola religiosa più prestigiosa della Repubblica islamica, sarebbe stata minacciata di non divulgare la notizia, poi rilanciata dagli amici della vittima.

Li chiamano attacchi chimici, qualcosa di aberrante perpetrato. Tanta la rabbia e lo sgomento nella popolazione che teme una vendetta del regime sulle sue studentesse. Il ministero della sanità, paragona l'accaduto al divieto talebano all'istruzione per le donne in atto nel vicino Afghanistan, l'intento è simile. Ancora una volta, le donne, si trovano a dover lottare per un loro diritto come se fosse un privilegio. La libertà sembra davvero un'utopia.

 


Febbraio, 28 2023

Manuela Molinaro

Redazione Centro Calabria News