“I dottori Costanzo e Tavella, rappresentanti del Comune di Lamezia Terme all’interno della Lamezia Multiservizi, hanno redatto una relazione semestrale del loro operato, nella quale si delinea un quadro della società esaustivo ma al contempo molto amaro. Comunque, delle questioni economico-finanziarie della Multiservizi mi sono già occupato, anche recentemente in occasione dell’incontro del Movimento Lamezia Unita con i vertici della società, per cui oggi, nella discussione che si è aperta, mi sembra il caso di portare un contributo sulla natura di alcune scelte strategiche che stanno alla base delle condizioni odierne dell’ente in house”. E’ la riflessione che il capogruppo di Lamezia Unita in Consiglio Comunale, Luigi Muraca, scrive sulla situazione della Lamezia Multiservizi.
“Nel Dicembre del 2006, - continua Muraca - un quotidiano locale ospitò una mia riflessione, nella quale si ponevano alcuni interrogativi in merito alle decisioni da assumere a seguito della cessione delle quote di Sviluppo Italia, che stava per uscire dalla Multiservizi. A mio avviso era fondamentale mantenere l’apporto di altro socio tecnico, da individuare con procedura ad evidenza pubblica, e paventai il pericolo che “l’efficienza si appanna considerevolmente ed il riconoscimento dei meriti scema decisamente”. Aggiunsi che la protezione dello status di società in house era solo un apparente vantaggio nell’affidamento diretto dei servizi ma c’era il rischio che la Multiservizi, uscendo dal mercato, sul quale aveva un grosso potenziale di competenze da spendere, “si ritirasse dall’alveo dell’economia, lasciando disperdere piccoli detriti di identità aziendale e competenza” ed ancora che la redditività, con l’uscita di un socio di elevato standing come Sviluppo Italia, potesse essere compromessa”.
“Del resto, - aggiunge - l’art.113 del TUEL (D. Lgs. N.267/2000 e modifiche seguenti), al comma 12, prevede che l’ente locale possa cedere la propria partecipazione o parte di essa nelle società erogatrici di servizi mediante procedure ad evidenza pubblica. Non è un obbligo giuridico ma una facoltà dei soci al fine di valorizzare la partecipazione sociale. Se gli amministratori della Multiservizi ed il socio Comune di Lamezia Terme avessero compiuto la scelta di “sostituire” Sviluppo Italia con un socio di pari rango avrebbero potuto determinare nuovi scenari a favore della società, aprendosi al mercato. Peraltro, secondo una pronuncia del Consiglio di Stato (Sent. N.7368 del 13/12/2006), ove la partecipazione di un socio di minoranza avesse avuto un contenuto finanziario e non gestionale, non sarebbe venuta meno neanche l’opportunità degli affidamenti diretti da parte del Comune di Lamezia Terme”. “Sembra invece – commenta - che questo sia stato l’elemento di maggiore preoccupazione degli amministratori di allora e naturalmente del socio Comune, quando invece sembrava preferibile, per il raggiungimento di finalità pubbliche, procedere all’individuazione di un partner strategico, ossia di un soggetto imprenditoriale dotato di idonea capacità economico-finanziaria e di specifiche competenze tecniche, il quale assumesse la titolarità della partecipazione minoritaria, al fine di perseguire un più efficace sviluppo delle attività di interesse pubblico”.
“La facoltà di cedere le quote minoritarie, - prosegue - in precedenza appannaggio di Sviluppo Italia, in un quadro di generale difficoltà finanziarie degli enti, avrebbe dato maggiore slancio alla Multiservizi, la quale ha professionalità qualificate al suo interno e peculiarità uniche in Calabria, ed avrebbe potuto avere l’ambizione di occupare ampi spazi di mercato, anche negli enti locali calabresi. Mi sembrava un percorso di valorizzazione della società adeguato, non solo per la possibilità di ricorrere al libero mercato ma uno strumento rilevante per alleggerire la posizione contabile dell’Ente, recuperando risorse dalla cessione delle quote”. “Bisogna ammettere, - aggiunge - senza alcun intento polemico, che forse ci si è adagiati sul fatturato proveniente dalla gestione dei rifiuti, mentre sarebbe stato utile invece diversificare le attività (per sua natura la Multiservizi poteva davvero essere poliedrica ), anche vincendo le gare in ambito regionale ed avendo una verifica costante di produttività. Purtroppo, gli esperti del settore, in un recente studio condotto dal Sole 24 ore, evidenziano che le società in house che hanno partners di elevate capacità tecniche e finanziarie, stanno meglio finanziariamente ed hanno avuto nel corso degli anni migliori risultati gestionali. Questo ci porta ad interrogarci – conclude - sull’ipotesi di parziale privatizzazione lasciata sfumare che, in quel momento, poteva essere un’opzione da valutare meglio, anche in considerazione delle condizioni attuali della Multiservizi che, secondo la disamina di Costanzo e Tavella, non inducono certo all’ottimismo”.