Reggio Calabria: Neonati e partorienti morti ma le prove vengono cancellate arrestati quattro medici e sette sospesi

La Guardia di finanza di Reggio Calabria sta eseguendo un'ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di 11 sanitari, operanti o in passato in servizio, presso i reparti di Ostetricia e Ginecologia, Neonatologia e Anestesia del presidio ospedaliero Bianchi-Melacrino-Morelli per i reati di falso ideologico e materiale, di soppressione, distruzione e occultamento di atti veri nonche' di interruzione della gravidanza senza consenso della donna. Quattro di loro sono stati posti ai domiciliari, altri sette (sei medici e un'ostetrica) sono stati sospesi dall'esercizio della professione per 12 mesi. Le indagini ha permesso di accertare l'esistenza di un sistema di copertura, condiviso dall'intero apparato sanitario, che e' stato attuato in occasione di errori medici commessi durante gli interventi sulle gestanti o le pazienti. In particolare, gli episodi di malasanita' accertati hanno riguardato il decesso (in due distinti casi) di due bimbi appena nati, le irreversibili lesioni di un altro bimbo dichiarato invalido al 100 per cento, i traumi e le crisi epilettiche e miocloniche di una partoriente, il procurato aborto di una donna non consenziente nonche' le lacerazioni di parti intime di altre pazienti.Sono nomi noti quelli dei medici arrestati e indagati nel'inchiesta "Mala Sanitas" della Procura di reggio Calabria incentrata su diversi casi di malasanità avvenuti a partire dal 2010 nel reparto di Ginecologia e Ostetricia degli Ospedali 'Riuniti' di Reggio Gli arresti sono stati eseguiti su ordine del gip Antonio I medici coinvolti nell'inchiesta sono l'ex primario Antonio Vadalà e i ginecologi Filippo Saccà, Alessandro Tripodi e Daniela Manunzio, che sono finiti ai domiciliari, mentre alte sette persone, fra cui la neonatologa Mariella Maio, l'ostetrica Giuseppina Gangemi, i due anestesisti Annibale Musitano e Gigi Grasso, più i ginecologi Francesca Stiriti, Salvatore Timpano, Antonella Musella risultano indagati a piede libero perchè accusati a vario titolo di falso ideologico e materiale, interruzione di gravidanza senza consenso e altri.Le misure sono state chieste e ottenute dai pm Annamaria Frustaci e Roberto Di Palma.


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