Assistenti civici. Convol: “Buttati in prima linea e allo sbando”
Il presidente della Conferenza permanente delle associazioni, federazioni e reti di volontariato, Ermes Carretta interviene sulla proposta lanciata dal ministro Boccia e dal presidente dell’Anci Decaro. “Non rientra sicuramente nel senso e nei valori del volontariato”
Foto da Agenzia Dire
ROMA - “È vero che stiamo vivendo un momento di emergenza e una situazione particolare, ma un conto è aver fatto i bandi per trovare gli infermieri, i medici e per mandarli a fare il loro lavoro all’interno di realtà che erano in difficoltà, un conto è trovare dei volontari e buttarli in prima linea per cercare di far sì che le persone rispettino i protocolli relativi al coronavirus”. L’idea degli “assistenti civici” lanciata nei giorni scorsi dal ministro Francesco Boccia e dal presidente dell’Anci Antonio Decaro non piace al presidente della Convol, la Conferenza permanente delle associazioni, federazioni e reti di volontariato, Ermes Carretta.
“Il mio è un parere personale, non ho avuto modo di condividerlo con gli altri componenti della Convol, ma per me si tratta di una cosa affrettata”, precisa Carretta. I compiti e le responsabilità, inoltre, non sembrano ancora del tutto definiti, tuttavia i dubbi e le perplessità del mondo del volontariato restano. “Non è la stessa cosa che mettere una pettorina e gestire l’afflusso ad un incontro del Papa, ad esempio, dove c’è bisogno di quella tipologia di volontariato - spiega Carretta -. È come prenderli e mandarli un po’ allo sbando”.
Oltre alla poca chiarezza su tutta l’idea di coinvolgere dei volontari, Caretta punta il dito anche sulle ragioni economiche di questa scelta da parte del governo. “Stanno chiedendo dei volontari in primo luogo per non pagarli - ha aggiunto il presidente della Convol -, fa parte di una cultura diffusa in questo momento. Poi, non si tratta di persone preparate per quello che dovrebbero andare a fare. Un conto se andassero a chiedere agli steward degli stadi, tanto per fare un esempio di una categoria che in questo momento è anche in cassa integrazione, ma anche in questo caso devono essere riconosciuti dei poteri. Da quello che si è capito fino ad adesso non sembra che vogliano riconoscere dei poteri a questo servizio civile. Capisco l’importanza di dover gestire certe situazioni perché la popolazione non ha ben percepito quello che è il rischio ancora esistente del virus, ma la vedo un po’ stiracchiata: avremo 60 mila persone in giro che non sanno cosa fare e quando necessario chiameranno il 112”.
La vicenda sta creando discussioni anche all’interno dello stesso governo Conte, ma tra i tanti punti interrogativi a cui mancano ancora risposte, per Caretta c’è una certezza: l’idea del governo “non rientra sicuramente nel senso e nei valori del volontariato, in particolare del volontariato organizzato”.
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