CATANZARO - Dichiarazione
ex assessore regionale a Welfare e Lavoro, Angela Robbe, in risposta alle
affermazioni dell’assessore Gallo in merito alla riforma del welfare:
Non avrei voluto
intervenire nuovamente sulla riforma ma le ultime affermazioni dell’Assessore
Gallo, a cui vanno tutti i miei auguri di buon lavoro, mi costringono a
chiarire alcune questioni.
L’assistenza ed i servizi
sociali sono un diritto dei cittadini. I diritti sono universali, garantiti a
tutti, devono avere caratteristiche strutturali e organizzative uniformi e
definite, sia se offerti da soggetti che operano nel privato sia se offerti da
soggetti che operano in convenzione con il pubblico.
La riforma del welfare è
l’applicazione di una legge dello Stato di venti anni fa che, trasferendo le
deleghe sul welfare alle regioni, ha indicato modalità e termini con cui
assicurare tale diritto ai cittadini.
La Regione deve garantire
i servizi socio assistenziali, come i servizi socio sanitari, deve assicurarsi
che questi servizi abbiano stessi standard minimi, deve definire le modalitÃ
con cui i cittadini possono avere accesso ai servizi e, avendo a disposizione
risorse limitate, deve decidere come concorrere alle spese perché tutti i
cittadini possano accedere ai servizi di welfare.
Il regolamento approvato
nel 2019 definisce gli standard che le strutture socio assistenziali devono
avere per lavorare e definisce il costo minimo dei servizi.
L’accreditamento certifica
il possesso dei requisiti alle strutture che vogliano offrire servizi sociali.
Accreditare una struttura
non significa riconoscere a questa la retta pagata con fondi pubblici, ma solo
darle la possibilità di lavorare, come già avviene in sanità , e vuol dire
ampliare per i cittadini il ventaglio di servizi in ossequio al principio di
libera scelta che appartiene all’utente che non può e non deve accontentarsi
dell’esistente.
Dal momento che le
risorse pubbliche sono limitate, come in tutto il Paese, la Regione e gli
ambiti definiscono, in relazione al fabbisogno dei territori e alle
disponibilità finanziarie il numero di convenzioni possibili e, considerata la
scarsità di risorse, definiscono il profilo degli utenti che hanno
prioritariamente bisogno di accedere ai servizi a titolo gratuito e/o con
contributi decrescenti e variabili in ragione di criteri, in primis il reddito.
Il rischio di disastro
finanziario che paventa l’assessore non c’è, l’accreditamento delle strutture
in attesa di poter lavorare non comporta automaticamente l’aumento dei costi ma
solo aumento di servizi, che oggi non sono sufficienti per il fabbisogno
regionale, neppure a pagamento.
Non serve e non occorre
demonizzare quanto è stato fatto ipotizzando scenari catastrofici per tutti
coloro che operano nel settore.
Mi piace ricordare che il
nuovo assetto tecnico-amministrativo è figlio di un lungo ed operoso confronto
con tutti i soggetti che, a vario titolo, si muovono nel sistema, a questi è
andato e va ancora oggi il mio più vivo ringraziamento per i preziosi
contributi che hanno saputo dare alla riforma del sociale.
L’assessore fa una serie
di altre osservazioni, per alcune questioni avevamo già indicato la via, per
altre bisogna lavorare.
Per quanto riguarda gli
ambiti ed i comuni capofila, certamente vanno sostenuti nel recepire le nuove
deleghe, perciò avevamo previsto, e c’era già un impegno di spesa a valere
sulle risorse del fondo sociale, una cifra importante per accompagnarli nella
fase attuativa.
Peraltro, se ciò può
tranquillizzare l’assessore, i sindaci già gestiscono risorse destinate al
welfare, e in questa drammatica pandemia hanno dimostrato grande capacità di
gestione, profonda conoscenza del proprio territorio e forte attenzione ai
propri concittadini, con ciò dimostrando che la legge faceva una scelta
opportuna indicando nei comuni i gestori ultimi del welfare.
Vorrei fugare il timore
dell’assessore riguardo al fatto che le risorse del welfare possano essere
utilizzate per altro dai sindaci, un uso differente comporta responsabilitÃ
penali, nessun sindaco andrebbe in questa direzione, ma questo l’assessore lo
sa.
In ultimo vorrei far
presente che le risorse di bilancio e quelle individuabili al di fuori del
bilancio regionale sono coerenti con quanto previsto dalla riforma in prima
applicazione, tanto più che a regolamento vigente si potranno utilizzare
risorse del FSE (avevamo già abbozzato il bando) per finanziare ulteriori
servizi, aggiungendo risorse a quelle ordinarie.
Bisogna però dire le cose
come stanno e non darsi merito di trasferimenti di risorse sui capitoli utili
per la riforma.
Le risorse per le quali
l'Assessore Gallo si assume il merito del trasferimento con l'ultima delibera
erano già state allocate dalla precedente Amministrazione sui capitoli utili
per i trasferimenti agli ambiti dei Comuni.
Stranamente poco prima
dell'approvazione del bilancio regionale, parte delle risorse finanziarie è
stata trasferita ad altri capitoli non funzionali alla riforma.
Pertanto mi sembra
corretto dire che l'ultima delibera fa giustizia di un erroneo trasferimento e
ricostituisce la dotazione esistente.
La riforma è solo
all’inizio, c’è da lavorare ancora molto, diversi passaggi vanno definiti,
tutto è migliorabile, ma si migliora con l’esperienza.
In Emilia Romagna, tanto
per citare una regione che notoriamente ha un buon welfare, dopo la delibera di
avvio di attuazione della 328/2000, sono state emanate almeno altre 12 delibere
e un numero consistente di altri atti per completare il percorso.
Bisognava avviare il
lavoro nell’interesse generale, l’ho avviato e ringrazio chi mi ha dato questa
opportunità e ne ha sostenuto l’avvio, c’è stata una partecipazione corale e
sentita, è stato un momento di partecipazione importante.
Da tale fattiva
collaborazione è nato ogni singolo punto della nuova disciplina ed appare
ingeneroso trascurare, sminuire e ridicolizzare quanto è stato fatto e ciò
ancor di più a fronte di un’inerzia omissiva da parte di coloro che ancora oggi
censurano le nuove regole.
A chi ha voluto
rallentare, o meglio
ostacolare questo processo evolutivo, rammento che i sistemi aperti sono da
sempre alla base di crescita e di miglioramenti.
Oggi l’assessore Gallo ha
la possibilità di dare seguito a questa partecipazione, andare avanti, portare
avanti la riforma introducendo le variazioni che riterrà più utili a
qualificare il percorso, potrà valutare con tutti gli stakeholder del sociale i
miglioramenti e le innovazioni, di fatto potrà dare la sua impronta in modo
determinante. Ogni riforma è perfettibile, partendo però da ciò che è stato
fatto per arrivare a nuove idee funzionali all’evoluzione della società .
In questo senso ho
lavorato, nell’interesse delle persone e della Regione, come credo abbia potuto
constatare l’assessore, che peraltro ha apprezzato alcune attività che avevo
avviato, come il progetto Supreme.
Sono convinta che
anch’egli, seppure da un’altra prospettiva, lavorerà in questa direzione
andando oltre le polemiche perché oggi con la pandemia, la sfida che gli
operatori, i decisori politici e l’opinione pubblica hanno di fronte è ben più
difficile da vincere che continuare a discutere di questioni di vecchia data,
persino ragionare di aumenti o diminuzioni di punti percentuali dei
finanziamenti dei diversi fondi sociali. Non ci saranno politiche, o risorse
economiche o idee innovative che potranno servire a qualcosa se non si cambia,
e in profondità , la cultura e il modo di parlare del welfare e di chi del
welfare ha bisogno perché vive un disagio o è portatore di una domanda.
Il necessario punto di
partenza è la nostra concezione della salute, essa è un bene pubblico globale,
non può essere prodotto come una merce venduta sul mercato a consumatori
individuali.
Una politica all’altezza di questi problemi oggi
dovrebbe mettere al centro dell’attenzione la protezione della salute, del
welfare, del lavoro e dell’ambiente e dev’essere assicurata da standard
condivisi e non posti a tutela di una cerchia di privilegiati