"I lavoratori stagionali
sono allo stesso tempo la categoria di lavoratori più precaria e meno tutelata
del Paese nonostante in molte zone, come la provincia di Vibo Valentia, il
lavoro degli stagionali rappresenti la vera linfa dell’economia
La nostra categoria deve
già sostenere diverse discriminazioni legislative rispetto ai lavoratori con
contratti ordinari e, persino, con contratti a termine, già di per sé vittime
di una svalutazione di tutele negli ultimi anni.
Un elemento per tutti, la
mancanza di una qualche forma di stabilizzazione contrattuale che contempli la
particolare tipicità dell’occupazione stagionale. Per non parlare della quasi
totale assenza dei sindacati ordinari e dei controlli dell’ispettorato del
lavoro, il che favorisce abusi di ogni tipo.
Non sorprende dunque che,
anche durante l’emergenza Coronavirus, la fascia sociale che sta dovendo subire
di più il peso del classismo e dell’inefficienza della macchina amministrativa
sia quella dei lavoratori stagionali. Sono milioni, in particolare, i
lavoratori stagionali italiani e migliaia quelli della costa degli Dei da Pizzo
a Nicotera, in Calabria, che in questi giorni stanno vivendo un dramma
umano, sociale ed economico senza fine. Reduci da un lunghissimo periodo di
disoccupazione invernale che si è ulteriormente prolungato a causa delle
restrizioni adottate a livello nazionale e regionale per contrastare la
diffusione del Coronavirus, moltissimi lavoratori stagionali rischiano di
non poter percepire il bonus di 600 euro previsto per questi dal decreto “Cura
Italia” e dal “Decreto Rilancio”. Questo perché i decreti hanno previsto
delle differenziazioni tra diversi tipi di stagionali effettivi.
Di seguito una
illustrazione delle tipologie di stagionali effettivi esclusi dal
bonus, per i quali si chiede un immediato intervento del governo affinché
costoro possano rientrare nella fascia dei percettori, intervenendo per alcuni
casi anche direttamente attraverso gli uffici INPS.
-Il Dl 18/2020, il così detto “cura
Italia”, aveva già previsto il bonus di 600 euro a beneficio dei lavoratori con
contratto stagionale nel settore turistico e degli stabilimenti termali,
lasciando dunque fuori i lavoratori de facto stagionali ma con
contratti formalmente a tempo determinato oppure da cooperativa. I primi non
rientrano in questa categoria perché il contratto sottoscritto non contempla la
sigla “S” di “stagionale”. Rimane fuori, ovviamente, anche la grande fascia
grigia dei lavoratori in nero che, non certo perché affascinati dalla
prospettiva di lavorare senza alcuna tutela e diritto, hanno dovuto scegliere
questa modalità di rapporto. Il nuovo decreto – così detto Dl “Rilancio” –
prende atto di alcune mancanze prevedendo un reddito di emergenza per chiunque
non usufruisca di altri sussidi statali, incrementa a 1000 il bonus previsto
per gli stagionali e introduce la dicitura per cui ad usufruirne sarebbero i
lavoratori stagionali di ogni settore (600 euro soltanto, perché questa
ulteriore discriminazione?) ed in somministrazione. La cosa suscita tuttavia
scetticismo, visto che molti dei bonus del precedente decreto devono ancora
essere erogati o sono stati respinti. Sembra comunque essere ancora
escluso chi era assunto a tempo determinato e chi aveva un contratto
con una cooperativa. Sono ancora esclusi dal bonus di 600 euro, inoltre,
tutti i lavoratori stagionali che ogni anno vengono assunti con contratto a
tempo indeterminato (perché la struttura ricettiva è aperta tutto l’anno)
e che poi, puntualmente, vengono licenziati dopo cinque o sei mesi di lavoro.
Lavoratori a tutti gli effetti stagionali, in quanto ogni anno percepiscono la
NASPI (NASPI che da qualche anno, per via delle nuove modalità di calcolo, non riesce
a coprire tutti i mesi effettivi di disoccupazione fra un stagione e l’altra).
-Il citato reddito di emergenza
sembra dover consistere, a seconda del reddito ISEE del nucleo familiare, in un
esiguo sussidio che va dai 400 agli 800 euro mensili per due mensilità. Denunciamo
qui la discrepanza tra i 1000 euro netti assicurati a categorie come partite
IVA, le garanzie statali fino a 400 miliardi di euro per prestiti alle imprese e
il trattamento raffazzonato e superficiale nei riguardi di chi veramente, fra
poco tempo, non avrà la necessaria liquidità per i beni fondamentali della vita
quotidiana.
Ma l’elemento più clamoroso ed
urgente, come accennato, è il ritardo da parte dell’INPS nell’erogazione degli
stessi 600 euro previsti dal primo decreto, anche nei confronti di soggetti che
rientrerebbero appieno nella fascia dei beneficiari. Hanno ravvisato
problemi nella ricezione del bonus di 600 euro i lavoratori assunti a tutti gli
effetti come stagionali con contratto a tempo determinato e che non sembrano
essere stati immediatamente riconosciuti tali, in quanto a sottoscrivere il
contratto è stata un’agenzia interinale il cui codice Ateco non rientra tra
quelli previsti dal decreto “Cura Italia”. Qui ci troviamo dinanzi a un
paradosso veramente incredibile, poiché un lavoratore stagionale a tutti gli
effetti e con contratto a tempo determinato non percepisce il bonus a lui
diretto solo perché il contratto è stato sottoscritto da un’agenzia interinale
con codice Ateco non riconosciuto. Dalle ultime indiscrezioni dagli uffici
INPS, sembrerebbe che, dopo settimane di attesa, i lavoratori che non rientrano
nei codici Ateco elencati nel decreto di Marzo ma che hanno la dicitura Uniemens di
“stagionale” e quelli con codice Ateco corretto ma assunti a chiamata dopo la
stagione estiva non riceveranno il bonus richiesto nel mese di Marzo. Rimangono
probabilmente esclusi anche i lavoratori con contratto a tempo indeterminato.
In generale, riguardo
all’inoltro della domanda effettuata on line dai soggetti elencati,
dovrebbe essere spiegato come mai nella visualizzazione dell’invio della
richiesta digitale esista ancora, dopo due mesi, la dicitura “Attesa Esito” senza
risposta ma, soprattutto, il motivo per cui sia stata aggiunta la dicitura
“Rinuncia”, quasi a non voler affrontare responsabilità sul provvedimento di
diniego.
– Per sbloccare questa
situazione bisognerebbe elargire, fino alla fine dell’emergenza, un bonus di
almeno 1000 euro (il minimo per vivere in maniera decente) a tutti quei
lavoratori che, assunti da una azienda di somministrazione o da un’azienda
turistica, quest’inverno hanno ricevuto la NASPI e che sono chiaramente dei
lavoratori stagionali.
– Per ridare un minimo di
dignità ai lavoratori stagionali, bisogna reintrodurre la vecchia Indennità di
Disoccupazione di sei mesi che, negli anni scorsi, è stata ridotta a tre
mesi con la NASPI. Intanto, per l’emergenza sanitaria da Coronavirus in corso,
basterebbe prolungare l’attuale NASPI ai lavoratori stagionali sino a nuova
assunzione.
– Inoltre, affinché la
frase “nessuno deve rimanere indietro” non resti solo uno slogan, il governo
nazionale dovrebbe provvedere ad elargire i necessari sussidi a tutti i
lavoratori attualmente disoccupati e privi di sussidi come edili,
marittimi, musicisti, oltre tutte le categorie elencate nel punto 1. I sussidi
dovrebbero essere superiori alla fascia 400-800 euro prospettata, anche alla
luce delle generose elargizioni che nel nuovo decreto si prevedono a favore di
grosse imprese e grandi partite IVA.
Bisogna aggiungere e
sottolineare che per migliaia di lavoratori Calabresi e per le loro famiglie
non percepire neanche il bonus di 600 euro del decreto “Cura Italia” vorrebbe
significare sprofondare definitivamente in uno stato di povertà.
I lavoratori precari e
stagionali dell’area della Costa degli Dei sono in mobilitazione e pretendono
una risposta alle iniquità e alle inefficienze sopra illustrate. Privi di
qualsiasi supporto politico o sindacale, hanno deciso di coordinarsi in un
gruppo che punta ben presto a formalizzare ufficialmente la sua esistenza. Nato
sui social, il gruppo ha raggiunto nelle prime settimane più di 300 adesioni e
si pone l’obiettivo di unire nella vertenza i circa 3500 lavoratori
stagionali della zona e tutti i colleghi operanti in Calabria sotto la
denominazione Lavoratori Precari e Stagionali – Calabria."
E’ a nome di
questo gruppo che questa lettera di denuncia viene firmata.