CATANZARO – 2 LUGLIO
2020. Assenza di risposta nelle istanze, difficoltà di accesso al credito
e nelle potenziali interlocuzioni con il sistema bancario, esasperazioni
procedurali e mistificazioni della legge soprattutto per quanto riguarda i
fondi al di sotto di 25 mila euro. Sono questi alcuni degli esempi che
associazioni come Confcommercio, Centro studi Politico-sociali “Don Francesco
Caporale”, Liberamente Calabria, Eu20, STM srl e Forum delle Associazioni hanno
portato, nelle scorse settimane, ad un proficuo tavolo di confronto aperto con
la Filiale regionale della Banca d’Italia a Catanzaro.
Il direttore Sergio
Magarelli, con grande sensibilità e disponibilità, ha condiviso la richiesta di
un costante monitoraggio e di una incisiva sorveglianza volta ad affrontare in
maniera concreta le criticità del sistema bancario segnalate dalle associazioni
che ha portato alla creazione di un indirizzo mail e un numero WhatsApp
dedicato per consentire alle aziende e ai cittadini di inviare
segnalazioni di disservizi o di ritardi da parte degli istituti bancari.
Parliamo di misure
fondamentali sostenere un tessuto economico già in crisi prima dell’emergenza
sanitaria e che a seguito del lockdown è risultato ulteriormente deteriorato
dalla conseguente sofferenza finanziaria.
Ad illustrare le misure
concrete alle imprese e ai cittadini per facilitare e sostenere l’accesso al
credito, questa mattina, nella sede di Confcommercio Area Centrale – in via
Lucrezia della Valle a Catanzaro – a nome della rete di associazioni che si è
attivata in tal senso, sono stati il presidente di Confcommercio Pietro Falbo e
il dottor Alberto Tiriolo del Centro Studi Politico-sociali “Don Francesco
Caporale”.
Le informazioni raccolte
all’apposita e-mail allertacredito@gmail.com o al numero WhatsApp
392/4393781 verranno prontamente inviate a alla direzione della Banca
d’Italia.
“Il crollo dei consumi e
l'azzeramento degli incassi per la maggior parte di loro, ha rappresentato
un'ecatombe economica, soprattutto nei nostri territori contraddistinti da
crisi endemica e tessuto commerciale molto fragile – ha esordito Falbo -. Le
misure del governo e degli altri enti sono arrivate tardive anche per la
burocrazia bancarie e le istruttorie per niente semplificate applicate dagli
istituti. Tutto questo giova alla criminalità organizzata che supplisce
con l’usura alle necessità di liquidità delle aziende e delle loro
famiglie. Il rischio usura sul nostro territorio è un rischio reale, lo
abbiamo detto più volte, perché i falsi benefattori che bussano agli esercizi
commerciali arrivano spesso prima di ogni altro per dare sollievo
economico a chi in quel momento non ha possibilità di accedere al credito.
Quello che serve non un atto d'amore, ma un’ammissione di responsabilità da
parte delle banche, una volta per tutte chiamate a rispondere ad un’esigenza
macrosociale, che potrebbe ripercuotersi a cascata sull'intero sistema
produttivo”.
“Il ruolo di monitoraggio
che le associazioni stanno svolgendo si è sostanziato nell’invitare la
direzione e la vigilanza della Banca d’Italia a supportare le istanze di quella
fascia imprenditoriale che non ha tutela e che è stata abbandonata dalle Poste
Italiane e che non è stata supportata dalle banche nella richiesta di
finanziamento – ha detto intervenendo Tiriolo -. A fronte del potenziale
rischio dell’ usura che risponde prontamente all’esigenza di cassa degli
imprenditori in crisi , le istituzioni bancarie non hanno svolto con efficienza
il loro ruolo. Grazie alla sinergia con le altre associazioni, quindi,
abbiamo delineato un documento che ci impone di vigilare sulla concessione al
credito. Abbiamo il dovere – ha concluso Tiriolo - di rendere forte la nostra
struttura sociale e questo può avvenire attraverso la vigilanza sulle attività
delle banche ,fungendo da interfaccia con le aziende per dare risposte alle
loro difficoltà soprattutto relativamente ai finanziamenti sui fondi di
garanzia”.