Il disagio che aumenta la sofferenza. I ritardi colpevoli che azzerano le buone intenzioni.
Da un lato i Comuni, dall’altro la Regione Calabria.
Dalla nascita di una riforma, impropriamente definita, che
avrebbe dovuto adeguare il Sistema dell’Assistenza Sociale calabrese,
all’inadeguatezza degli attori istituzionali che avrebbero il dovere, umano
prima che politico-istituzionale, di considerare il disagio come autentica
priorità dei giorni nostri.
La priorità di dare risposte a coloro che quotidianamente si
battono per fornire risposte professionali e organizzate a disabili, anziani e
soggetti in difficoltà. Alle organizzazioni, quasi tutte del Terzo Settore, che
gestiscono servizi e attività in convenzione e che attendono, finché resistono,
che gli vengano riconosciute le risorse per continuare ad operare e, cosa che
spesso viene poco considerata, per continuare a garantire livelli occupazionali
che esistono, con buona pace dei “distratti”, anche negli Enti del Terzo
Settore.
Sta succedendo che, per l’insipienza e l’inadeguatezza delle
istituzioni, da mesi chi opera nelle strutture non percepisce le risorse
programmate vivendo il disagio e lavorando mosso esclusivamente dall’umanità
innata di chi ha deciso di dedicarsi professionalmente ai “più deboli”.
Responsabilità diffuse, ma anche di facile individuazione, e
bene ha fatto il Forum del Terzo Settore di Catanzaro-Soverato ad incalzare,
non solo i ritardi del Comune capoluogo, ma anche l’incomprensibile
“indecisionismo” della Regione Calabria. E se i Comuni non hanno ancora attuato
i necessari provvedimenti per dare concretezza ai Piani di Zona, con le
conseguenze devastanti nei confronti delle strutture che attendono di essere
pagate, non basta certo la minaccia, velata e parziale, della Regione che
annuncia l’invio dei Commissari per sostituirsi ai ritardi delle
amministrazioni comunali inadempienti.
Insomma, una vicenda che si intreccia con un periodo delicato
e dagli effetti imprevedibili. Un periodo in cui il “Terzo Settore” (tutto!)
meriterebbe maggiore considerazione e che invece, alle nostre latitudini viene
relegato a “comparsa” o a “distributore di buoni alimentari”. Un Terzo Settore
che dovrebbe essere investito di naturali e logiche responsabilità in termini
di protagonismo programmatorio e progettuale. Un partner essenziale nel campo
dei servizi alla persona e al territorio.
Invece, continuiamo ad assistere al giochetto dello
“scaricabarile” fra istituzioni che, nemmeno in tempo di COVID si riesce ad
annullare.
Non sappiamo ancora cosa succederà nei prossimi mesi. Ci
saranno elezioni e rinnovi del personale politico-istituzionale.
Sarebbe cosa “buona e giusta” se finalmente, chiunque dovesse
ricevere la responsabilità e l’onore di governare i processi istituzionali
regionali, si facesse carico definitivamente di considerare il disagio sociale
come priorità assoluta, considerando il vasto mondo del Terzo Settore, nella
sua interezza, come partner autentico e non più, e solo, come soggetto da
consultare per operazioni di marketing personale in favore di telecamera.
Rosario Bressi
Assemblea Nazionale ITALIA VIVA