Un evento traumatico, una vita che cambia radicalmente, un'immagine corporea nuova a cui abituarsi, quel "perché proprio a me" e quell'iniziale voglia di non reagire agli eventi, sino al momento in cui una forza da dentro, le da il coraggio giusto e come la fenice rinasce. "Se sarà necessario affronterò anche il più duro dei processi per avere risarcimento". Lei è Anna Leonori, una donna, una madre vittima di una storia assurda ma reale; per una diagnosi sbagliata perde gambe e braccia. Come la fenice è rinata dalle ceneri ed è disposta, ad affrontare una lunga battaglia legale contro ospedali e Asl per ottenere un risarcimento. Si tratta dell'ospedale Santa Maria di Terni, del Regina Elena di Roma e dell'Asl della Romagna che nel tempo, hanno tenuto in cura la donna. A loro la 46enne chiede ora un risarcimento monetario per poter condurre una vita più vicina alla normalità grazie a protesi speciali che le ha consigliato anche la campionessa sportiva Bebe Vio. Questo processo, non le ridarà indietro la sua vita ma avrà giustizia e si riprenderà un po' di quella dignità ed identità persa per strada senza averne colpa.
Per ora è tutto in mano ai periti, come disposto dal tribunale civile nell'ambito dell'accertamento tecnico preventivo, il lavoro si concluderà a giugno. Anna è pronta a non sparire dalla scena, è determinata, combattente, pronta ad ottenere quel risarcimento dovuto per un calvario iniziato nel lontano 2014, quando le viene diagnosticato per errore un tumore maligno che dal referto richiede un intervento estremamente invasivo. Viene operata a Roma con l'asportazione di utero, ovaie, 40 linfonodi e della vescica, sostituita con una ortotopica. Da qui è cominciata per lei una lunga scia di dolore e sofferenza con anni di infezioni e ricoveri spesso non comprensibili. Nel 2017 infine una peritonite acuta generalizzata causata dalla perforazione della neovescica la porta in coma per un mese e mezzo fino all'amputazione di gambe e braccia.
Quell'accettazione della sedie a rotelle, quelle protesi difficili da sopportare che sicuramente, le hanno cambiato la vita ma, resta l'amarezza di quello che doveva essere davvero, non uno scempio simile. Scoprire dall'esame istologico post operazione di non essere affetta da nessun tumore è devastante, come morire due volte.
La storia di Anna, è una tra le tante e, non si può restare a guardare. Chiedere giustizia, significa soprattutto agire e questa donna ha deciso di farlo per tanti altri casi come il suo che sono rimasti nell'ombra e nel silenzio.
Marzo, 1 2023
Manuela Molinaro
Redazione Centro Calabria News