CATANZARO – 2 NOVEMBRE 2025. Il sistema delle costruzioni in Calabria guarda con forte preoccupazione alle disposizioni contenute nella bozza della legge di bilancio 2026 che limitano l’utilizzo e la compensazione dei crediti fiscali da parte delle imprese.
“Si tratta di
misure che, se confermate, rischiano di infliggere un colpo durissimo alla
liquidità e alla sopravvivenza stessa di centinaia di aziende sane del comparto
edile, già provate da anni di rincari, burocrazia e instabilità normativa”. È
quanto afferma il presidente di Ance Calabria, Roberto Rugna.
“A partire
dal 1° luglio 2026, la norma vieterebbe l’utilizzo in compensazione – ai fini
dei versamenti previdenziali e assicurativi – dei crediti d’imposta diversi da
quelli derivanti dalla liquidazione delle imposte. Contestualmente, la soglia
di verifica dei debiti fiscali per l’accesso alla compensazione verrebbe
ridotta da 100 mila a 50 mila euro”, spiega ancora il presidente di Ance
Calabria.
Da
evidenziare che le imprese calabresi sono già sottoposte a tensioni
significative derivanti dal “caro materiali”, dalla difficoltà di accesso al
credito e da una instabilità normativa che mina alla base ogni possibilità di
crescita e sviluppo dell’intero settore.
“Sono scelte
che, in un contesto economico fragile come quello calabrese, rischiano di
soffocare la ripartenza del settore edilizio. Moltissime imprese hanno i propri
“cassetti fiscali” pieni di crediti maturati, spesso derivanti da interventi
legati al Superbonus e agli altri bonus edilizi, che non sono riuscite a cedere
a causa del blocco dei canali bancari. Ora, l’impossibilità di compensarli
liberamente equivale a un vero e proprio congelamento di risorse che
appartengono alle imprese e che ne garantivano la liquidità – si legge ancora
nella nota del presidente di Ance Calabria -. A ciò si aggiunge la questione,
altrettanto grave, dei crediti d’imposta maturati grazie agli investimenti
nelle Zone Economiche Speciali (ZES). Le nuove limitazioni, se applicate anche
a questi crediti, introdurrebbero di fatto un effetto retroattivo su incentivi
che lo Stato stesso aveva promesso alle imprese, minando la fiducia degli
investitori e la credibilità delle politiche di sviluppo del Mezzogiorno”.
“Non possiamo
accettare che misure nate per contrastare le frodi fiscali finiscano per
penalizzare indiscriminatamente le imprese regolari. È necessario distinguere i
comportamenti illeciti dai crediti legittimamente maturati, tutelando chi ha
operato nella piena legalità e nel rispetto delle regole”, rimarca Rugna.
Per questo,
ANCE Calabria e le associazioni territoriali provinciali hanno rivolto un
appello alla deputazione calabrese e al Governo affinché intervengano in sede
parlamentare per: garantire la piena operatività dei crediti derivanti da
investimenti ZES fino alla loro maturazione; consentire alle imprese di
utilizzare o cedere i crediti maturati attraverso nuovi canali di
compensazione; introdurre una deroga transitoria per i crediti legittimi,
evitando il loro annullamento di fatto; ripristinare soglie e condizioni meno
penalizzanti per le imprese edili.
Il settore
delle costruzioni è strategico per la crescita economica, la coesione
territoriale e l’occupazione. Bloccare la liquidità delle imprese significa
fermare i cantieri, interrompere gli investimenti e compromettere gli obiettivi
del PNRR e della rigenerazione urbana.
“Le imprese
calabresi chiedono soltanto una cosa: certezza e rispetto delle regole del
gioco. Cambiarle a partita in corso significherebbe mettere in crisi un
comparto che rappresenta una delle principali leve dello sviluppo regionale. È
tempo che la politica ascolti chi ogni giorno lavora, investe e costruisce
futuro per la Calabria”, conclude Rugna.
