Sinner chiude la stagione conquistando Torino per il secondo anno di seguito: battuto Alcaraz 7-6,7-5

 

Ci sono vittorie che non parlano solo di sport. 

Ci sono trofei che sembrano pesare più del metallo di cui sono fatti, perché in essi sono racchiusi mesi di silenzio, di dubbi, di difficoltà e di ripartenze complicate. 
Ci sono stagioni che definiscono un atleta più dei risultati che le compongono e il 2025 di Jannik Sinner è una di queste. L’immagine del tennista altoatesino che solleva il trofeo delle Nitto ATP Finals di Torino, per il secondo anno di seguito, è destinata a restare, ma ciò che più colpisce non è il trionfo in sé: è il percorso che lo precede. 

La stagione di Sinner non è stata lineare. 
Il ragazzo che eravamo abituati a vedere avanzare con un passo sicuro si è trovato a inciampare, a dover fermarsi. La squalifica di tre mesi, concordata con la WADA nonostante l'assoluzione del giocatore da parte del tribunale, è stata un colpo inatteso: una pausa forzata che, per chi vive dello slancio del lavoro quotidiano, è stata una battuta d’arresto complicata, anomala. 
Non c’era cattiveria, non c’era inganno, ma il boato del mondo sportivo — così pronto a esaltare e altrettanto pronto a giudicare — è arrivato comunque. 

Eppure, proprio in quel silenzio, Sinner ha mostrato una parte di sé che lo ha reso ancora più degno di essere definito "campione".
La capacità di assumersi responsabilità con grazia e onestà, talvolta fin troppa. 
La volontà di proteggere il proprio team senza trasformare l’episodio in una battaglia mediatica, e con essa lfermezza nel continuare a credere nel proprio percorso anche quando tutto sembrava andar male. 

Sinner è tornato a Roma lo scorso maggio con la maturità di chi ha capito che, come la vita, il tennis può toglierti qualcosa, ma può anche ridartelo, se hai la pazienza di aspettare. Così è successo a Wimbledon, a Pechino, a Vienna, a Parigi e ieri a Torino, ma anche a Roma, a Parigi, a Cincinnati e a New York dove ha conquistato comunque la finale del torneo. 

Un’annata straordinaria, che si è conclusa “a casa”, all’Inalpi arena di Torino, tra il calore dei tifosi che hanno compreso e supportato sin dall’inizio l’atleta che, forse, più di tutti, sta tenendo il nome dello sport italiano sul tetto del mondo. 

Una finale, la sesta della stagione, contro Carlos Alcaraz, che Sinner ha vinto - in due set: 7-6, 7-5 -  con una freddezza che sembrava suggerire non distacco, ma consapevolezza. Una sfida che ci ha deliziato e agitato allo stesso tempo diverse volte durante il corso della stagione, tra i due tennisti più forti del mondo, che continueranno a regalare spettacolo per gli anni a seguire. 

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