CATANZARO – 17 GIUGNO 2020.  “Adesso gli attestati di stima e di solidarietà, davvero, non bastano più. Questa volta gli atti vandalici che hanno portato ingenti danni al Settore prevenzione del Centro Calabrese di solidarietà rendono in maniera plastica il senso di un attacco materiale che non è diretto semplicemente agli oggetti da rompere o da rubare. Le immagini del quinto danneggiamento in pochi giorni ci raccontano di una devastazione che vuole arrivare all’anima di un progetto sociale, quello del Centro Calabrese di solidarietà, che ha dato tanto a Catanzaro e alla Calabria. Quei massi scagliati contro le finestre, quelle vetrate frantumante sono un colpo violento e prepotente sferrato a sfregiare il simbolo di professionalità, idee, e valori votati alla cura del prossimo, delle persone in difficoltà, degli ultimi per i quali quelle stanze non sono spazi vuoti da occupare ma sono luogo dell’accoglienza e della speranza. E’ per difendere questo patrimonio umano che adesso dobbiamo mobilitarci, ora che nemmeno l’installazione della videosorveglianza basta più”. E’ quanto afferma il consigliere regionale del Partito democratico Libero Notarangelo che interviene per esprimere nuovamente vicinanza al presidente Isa Mantelli, al direttore amministrativo Vittoria Scarpino e agli operatori del Centro Calabrese di Solidarietà dopo il quinto danneggiamento perpetrato ai danni del settore Prevenzione, sito in via Fontana Vecchia.
“Il Centro Calabrese di solidarietà ha costruito percorsi e spazi di civiltà che hanno saputo fare da argine al dilagare dell’emarginazione, della violenza, del disagio dando tanto alla Calabria. E’ arrivato il momento di restituire il favore – afferma ancora Notarangelo -. Come? E’ un problema che deve porsi anche la Regione perché il CCS fa parte di Reti di strutture regionali, Come ad esempio il Cadic, organismo di coordinamento che gestisce tutti i centri antiviolenza presenti in Calabria, o la Consulta del Terzo Settore. Servono risorse, che il Centro non ha, per sistemare i danni ma serve soprattutto una forma di resistenza civica che dia l’idea che gli operatori del CCS non sono soli, che il progetto di vita costruito con anni di passione e sacrificio non può essere rimosso con la violenza criminale di chi vuole distruggere la struttura fisica per cancellarne la forza sociale. L’appello da rivolgere alla Regione e ai calabresi, quindi – conclude Notarangelo – è quello di stringersi attorno al CCS per organizzare prima di tutto iniziative condivise utili a una raccolta di fondi da destinare al Centro Calabrese di solidarietà. Non lasciamoli soli”.